Verginità in vendita

Il primo rapporto completo. Un momento magico, atteso, immaginato, accompagnato dal velo e dall’abito bianco. Non arrivare vergini al matrimonio voleva dire vergogna, voleva dire aver perduto l’onore personale, la purezza. Addirittura in alcune zone dell’Africa si prevedeva un esame della verginità, o, in altri luoghi, si stendeva, il giorno dopo, il lenzuolo alla finestra con evidenti tracce di sangue che rassicuravano sull’illibatezza della sposa..

Oggi qualcosa di inaspettato è giunto a rompere silenzi e a intromettersi nel clamore delle cronache: la propria verginità in vendita. Oggi si è arrivati a dare un valore economico a qualcosa che rischia di avere un sapore che sa di superato, di vecchio. Mettere in vendita il proprio corpo, al maggior offerente, per proseguire gli studi, per realizzare i propri sogni può, da un lato, far accapponare la pelle, dall’altro può invogliare tante ragazze abituate a volere tutto e subito, a mettersi in vendita dopo precauzioni e visita ginecologica.Non è solo moralismo, ma è inquietante come tutto, ma proprio tutto, diventi merce di scambio, è inquietante come si sia perso il senso sacro della verginità. Ma non per tutte è così.  D’altra parte si sta verificando interesse e si sta riscoprendo il mito della purezza. Per contro c’è chi sostiene che non avere esperienze sessuali prima del matrimonio, non sarà libero  di scegliere, non avrà conoscenza del desiderio sessuale e non sarà in grado di capire e distinguere tra sentimento e infatuazione. Penso che dovremmo posizionarci in una giusta misura dove gli eccessi andrebbero evitati. Quindi, non reprimere le pulsioni, ma neppure avere atteggiamenti di eccessiva libertà