Consolato di Roma Arcadia

Presentazione Ristorante con l’Académie Internationale des Gourmets et des Traditions Gastronomiques, Consolato di Roma Arcadia

UNA SERATA DI GRANDE CUCINA E LA PRESENTAZIONE DI UN ROMANZO D’AMORE

Il Ristorante è l Atlas Coelestis, il romanzo è “Smarrimento d’amore” di Lorena Fiorini.

Il racconto del Rettore d’Italia Claudio Solustri

Il colpo di genio, si sa, colpisce all’improvviso.
E tale è stato lo scegliere il locale Atlas Coelestis per un’accattivante “cena del cuore”, organizzata dal Console di Arcadia dell’Académie Internationale des Gourmets, Gioia Letizia Nocelli, presente il Presidente Internazionale Luc Debieuvre ed il Rettore d’Italia Claudio Solustri, nel corso della quale è stato presentato il libro di Lorena Fiorini, “Smarrimento d’amore”.
Lo è stato per la particolarità del locale, una fabbrica di birra nata nel 2001, il cui nome deriva dall’atlante astronomico del primo direttore dell’Osservatorio di Greenwich. Si tratta di una sorta di percorso sotto la volta dipinta a cielo stellato, tra vetri, metalli, stampe di telescopi, immagini astronomiche, pianeti del Sistema Solare che scendono dal soffitto sopra al bancone e lampadari a forma di navicelle spaziali.
Lo è stato per la qualità della cucina, che ha ideato piatti di particolare ricercatezza ed elaborazione ed al tempo stesso essenziali e tradizionali; è quello che l’attuale ricerca gastronomica più apprezza dalle proposte dei grandi chéfs nazionali.
Lo è stato per l’attento servizio, l’elegante e nel contempo semplice imbandigione, la comodità dei tavoli; lo è stato per le birre che, sostituitesi in toto al vino, hanno accompagnato le diverse pietanze, creando matrimoni tra sapori inusuali e contrasti nell’accompagnare la cucina del Bel Paese con la bevanda più diffusa ma certamente meno prestigiosa.
Il genio, poi, si è espresso nella scelta del menù, tutto dedicato, così come l’addobbo, al lavoro di Lorena Fiorini. E così, la puntuale ed attenta ricerca di se stessa della protagonista del libro, Giulia, che passa dalla noia della quotidianità ai diversi stadi dell’affermarsi, del cercare il nuovo e del ritrovarsi, in un percorso un po’ catartico un po’ iniziatico, trova riscontro nelle quattro fasi in cui la cena è stata elaborata.
La deliziosa Cristina e lo chèf Cristano Iacobelli, suo marito, hanno proposto, sotto l’attento controllo dell’Accademico Aldo Bisti, il “pendant” della ricerca di Giulia: l’incontro, l’unione, la nuova vita e l’espressione dell’amore.
Ed ecco che l’incontro diventa la parte più sublime e raffinata: il gambero rosso di Sicilia che si congiunge con una salsa del frutto della passione (cos’altro, se no?) e, a stuzzicare, i semi di sesamo e la birra pala ale, la mizar.
Segue, l’ostrica, il cibo di Venere, proposta fritta con la gelatina di shaula bock, la birra nera doppio malto che si fa anche solida per l’occasione; e qui c’è il genio dello chéf che osa coniugare il sacro del mollusco con il profano della birra.
L’incontro termina con la mozzarella di bufala, che non può mancare nella cucina italiana, ora proposta in crosta di nocciole, accostamento mai visto. Non solo; anche qui, come negli addobbi, come nei grissini, come in tutto è presente il cuore, proposto con pomodorini semidry.
La spica weizen, birra di frumento, completa misteriosamente i sapori.

Dopo l’incontro, si sa, ecco l’unione.
Ora il percorso gastronomico propone piatti più forti, come il risotto – ovviamente carnaroli biologico Acquerello – che trova non tanto nell’asparago il suo punto d’unione, quanto nello stupefacente uovo di quaglia, che ci fa precipitare negli abissi di un mondo sensuale e fertile.
Si prosegue, di nuovo, con l’amore, il leit motiv della cena, la melodia strumentale che deve essere costantemente presente in ogni unione: arrivano i tortelloni a forma di cuore, ripieni dell’ottimo pecorino di Pienza, resi piacevolmente afrodisiaci dal pepe (ovviamente di Sarawak) e dalla mostrada d’uva ma subito stemperati dalle pere.

Segue poi la terza parte del menù: la nuova vita.
E qui il piatto che ci viene proposto denota una notevole idea: i germogli dell’orto, le verdure che nascono, accompagnate dal cibo degli dei, la cioccolata, che un po’ addolcisce un po’ rende amari i sapori della terra. Si è trattato di un piatto di grande presentazione e di raffinatissima ideazione; grande semplicità e grande arte che si fondono insieme. La birra è ora la First Lager, vellutata e dal finale curiosamente floreale.
Della vitella, che testimonia la nuova vita che cresce, è offerta la guancia, piuttosto rara nella cucina romana ma diffusa nel Paese, cotta a bassa temperatura con verdure brasate.

Infine, l’espressione dell’amore. Che, poi, è molto semplice. Il bacetto sotto le stelle ed il cuore di ricotta, cannella e vaniglia, a ricordarci che la vita è bella, è degna di essere vissuta e che l’amore è il motore della nostra esistenza. Godiamoci il bello ed il buono, sembra il motto dell’Accademia dei Gourmet, che ha fatto proprio il detto del grande filosofo Michel De Montaigne: “io dico, con Epicuro, che non bisogna tanto stare a guardare cosa si mangia, bensì con chi si mangia… Non c’è per me nessun dolce così gradito, né salsa così appetitosa, che quella che viene dallo stare in compagnia”.

In un’atmosfera conviviale si è svolta la presentazione del libro di Lorena Fiorini “Smarrimento d’amore”, intervistata da Valentina Bisti che ha magistralmente condotto l’autrice a parlare di se, della protagonista e del suo lavoro. Brani del libro sono stati letti da Giusy Rampin.