Il pensiero di Stanislao Nievo sulla scrittura di Lorena Fiorini – Recensione di: Leonella Magagnini

Il pensiero di Stanislao Nievo sulla scrittura.
di Lorena Fiorini

Recensione di: Leonella Magagnini

pubblicato su Fermenti Culturali

Questo testo originalissimo di Lorena ci racconta la costruzione del suo modo di comporre le opere, e ci rende il pensiero del suo maestro. Metto in evidenza alcuni punti.
Nell’intervista di Lorena a ‘Stanis ‘alla fine del libro, troviamo uno dei significati della scrittura per Nievo, in questa frase: ‘la mia scrittura è ricerca del reale nascosto nel panorama terrestre che ci circonda’….;viene evocata un’opera pittorica ‘Da dove veniamo, chi siamo dove andiamo’ di Gauguin . …’Con la scrittura ho concretizzato i miei tentativi di risposta a questi interrogativi.’
Gauguin nasce pittore impressionista, si discosta dal movimento poi approfondendo il lato mistico e simbolico (di SIGNIFICATO )della realtà riprodotta nella pittura.

‘certi grandi pittori con un segno danno un senso’, si legge nell’incipit della prima parte degli appunti.
Essendo curiosa ed appassionata di scrittura e pittura, questi parallelismi riferiti da Nievo mi hanno offerto una chiave di lettura sia del testo di Lorena Fiorini, che del pensiero di Stanislao Nievo.
Approfondiamo il senso di tale parallelismo. Partiamo intanto dalla corrente dell’impressionismo.
Le caratteristiche della pittura impressionista sono i contrasti di luci ed ombre, i colori forti e vividi che fissano sulla tela le sensazioni del pittore che provengono dalla natura.
Effetto di istantaneità e movimento.
Tratti del pennello che riproducono la realtà.
Gaugin, citato da Nievo, aggiunge alla sintetica, attuale, reale riproduzione della realtà in pittura, la ricerca di un senso che non è evidente, una sintesi tra realtà ed il suo recondito significato. La scrittura per Nievo, rappresenta una ricerca del senso non del tutto manifesto applicata al nostro vivere. Se ascoltiamo anche la metafora musicale riportata nella parte del pensiero di Nievo sulla scrittura, essa ci aiuta ulteriormente a comprendere l’aspetto recondito, simbolico e di ricerca di senso. ‘I sentimenti sono le corde dell’arpa della scrittura, l’arpa suona e viene fuori qualche cosa’…’( Il pensiero di S.N. sulla scrittura). Quindi la scrittura, al pari dei suoni, traduce in modi infinitamente diversi, ciò che è custodito nell’animo . Le forme predefinite non ci sono, ne sono generate sempre di nuove proprio attraverso il racconto, la descrizione di ciò che vediamo, sentiamo, ma anche di ciò che ancora non c’è.
Tornando al nostro testo, dal punto di vista estetico, possiamo azzardare questa figura :
Il libro sembra un manufatto pittorico che ricorda lo stile impressionista, costituito da pennellate che coincidono con la tela degli appunti, della descrizione sintetica del pensiero dello scrittore, dell’intervista. Il contenuto che il testo descrive, il senso della scrittura ed il modo di farla, rappresenta, con un paragone ardito, una svolta alla Gaugin : l’autrice ricorda costantemente che la scrittura fa emergere qualcosa di nascosto, nell’animo umano, che non è chiaro prima della creazione del testo, e che fornisce quindi il veicolo della ricerca di un significato che non è evidente : quindi il simbolo che parla sempre in noi.
Gli appunti ricostruiscono l’ insegnamento di Nievo per tratti, sintetici; descrivono l’oggetto dell’insegnamento, la scrittura, come una Gestalt artistica che è costituita da ‘pennellate’ che impressionano ed anche che ‘significano’; Anche gli appunti prendono lo stesso stile composto di ‘ tratti’, un canto a due voci, domande e risposte sintetiche e profondissime, che dello stile impressionista ricorda la diretta immersione sensuale nell’immagine che, in questo caso è
una inesauribile didattica di creatività stilistica.
Simile alla scoperta di un recondito, durante un percorso di scrittura, possiamo sicuramente descrivere in modo analogo, il processo dello svolgersi di una psicoterapia .
Innumerevoli sono gli accostamenti, in tutto il testo, della scrittura con l’espressione della psiche, e torneremo più avanti su questo. L’essere umano, fin dall’antichità, ha ricercato il senso dell’essere al mondo, e della complessità rappresentata dai sensi a confronto con la ragione. Se pensiamo al pensiero ed al metodo socratico, l’uomo è composto da corpo, ragione, coscienza intellettiva ed ha una personalissima modalità individuale. Nel Teeteto platonico, Socrate afferma: ‘ La mia arte di maieutico in tutto è simile a quello delle levatrici…io riesco mediante di essa a discernere,…se la mente del giovane partorisce fantasticherie e menzogna…Quelli che entrano in relazione con me ….da se’ hanno trovato e generato molte e belle cose.’
Le modalità di cura delle sofferenze si declineranno nella direzione di rappresentazioni simboliche condivise, con l’affermarsi progressivo del teatro Attico e della tragedia nella Grecia classica; la messa in scena collettiva, la rappresentazione di ruoli psicologici, e di figure universali fortemente simboliche, ( in cui era possibile identificarsi o proiettare importanti parti di se’), il ruolo attivo di esplicitazione del simbolico rappresentato dal Coro, erano tutti elementi che potevano spingere ad una forte compartecipazione degli affetti e dei temi psicologici, in chiave rappresentativa ed elaborativa. La tragedia greca permette l’elicitazione di dinamismi profondi dello psichismo umano ed attraverso la loro rappresentazione simbolica condivisa li rende accessibili ed elaborabili dal singolo. Come non pensare a questo proposito, proprio alla creazione, tramite la scrittura, di personaggi di un romanzo? E Nievo : ‘trovare la possibilità di scrivere è una bella cosa. E’ una propria maniera per equilibrare i disagi’, ed ancora :’ chiediamoci quanto è importante entrare dentro noi stessi, soffrire e raccontare . Ogni storia è una continua sensibilizzazione relativa al dolore, relativa alla gioia e si racconta perché rimangano valorizzati, ma anche resi particolari.’
Ritornando ai cenni alla psicoterapia, dobbiamo arrivare all’età moderna e contemporanea per una concettualizzazione dell’esistenza e del rilievo funzionale di una struttura della psiche scarsamente accessibile all’autoriflessione consapevole, l’inconscio.
Definito da Freud come la sede del rimosso, dei sentimenti e dei ricordi più inaccettabili e dolorosi, sarà rivisto da Jung come una funzione enormemente creativa e prospettica; Ombra ( vale a dire parte oscura dell’essere umano), ma anche insieme di parti identificatorie, ed anche creatore di immagini individuali ed universali, ed infine crogiuolo di valori prospettici per la continua ricerca di direzioni psichiche e movimenti nella realtà.
Ecco la linea sottile tra scrittura, nel senso raccontato da Lorena e collegato al pensiero di Nievo, e la psicoterapia; una ricerca di senso, di significato simbolico, una possibilità di trovare delle combinazioni mai viste nelle relazioni tra passato e presente, la possibilità di creare personaggi che siano anche degli aspetti di noi stessi per farci dialogare con i nostri lati poco conosciuti.
Dalle parole che Lorena coglie in Nievo, nelle prime pagine del libro: ‘I racconti sono emozioni che si esplicano davanti a noi’, ‘ Lo scrittore scopre un mondo nuovo’ ‘L’angelo ed il diavolo coabitano dentro di noi’, ‘Ognuno di noi ha un cassetto nella testa, vi invito ad aprirlo’. E ancora ‘Chiediamoci quanto è importante entrare dentro noi stessi, soffrire e raccontare. Ogni storia è una continua sensibilizzazione relativa al dolore, relativa alla gioia, e si racconta perché rimangano valorizzati ma anche resi particolari.’ Per scrivere, in modo che si esterni e si trasformi una gamma di emozioni, e quindi per narrare, scrivendo, come possiamo essere noi stessi come non sapevamo, ci vuole un po’ di coraggio.
Nella parte del lavoro sulle lettere tra Giulia ed una immaginaria Francesca che riceve le confidenze ed i racconti di vita, di segretezza di emozioni delicate e profonde, Lorena ha coraggio. Ha un Virgilio accanto che la sostiene, le insegna non solo come usare la parola, la combinazione dei significanti, ma anche a presentarsi al lettore come non si era presentata al mondo fino in fondo . Cit. ‘ Noi sentiamo l’urgenza che l’avventura entri nella nostra vita. DOBBIAMO TIRARE FUORI LA PARTE NASCOSTA RIMASTA SOMMERSA DENTRO DI NOI’. Il coraggio di Lorena è quello di cambiare, via via che scopre lo strumento della scrittura, e di rendere al mondo esterno la scrittura di una vita che si fa via via diversa.
Concedetemi una piccola digressione sul tema. L’autore delle ultime lettere di Jacopo Ortis, Foscolo, si ispira a due grandi modelli: la nouvelle Eloise di Rousseau e il Werther di Goethe. Lo scambio di lettere è certamente un modo efficace per rendere l’immagine di una realtà viva, sia esterna che interna. Nel romanzo epistolare ‘ Le ultime lettere di Jacopo Ortis’, Foscolo ‘sfogò il pieno dell’anima nel suo Jacopo Ortis ( De Sanctis), ed il giovane rappresenta alcuni aspetti drammatici dell’anima di Foscolo. Il romanzo epistolare rappresenta una finzione narrativa, una struttura che apre una finestra privilegiata sull’interiorità dei personaggi.
Con la scrittura quindi l’anima si svela, i personaggi ci forniscono identificazioni, maturano e danno profili sconosciuti ai nostri tratti personali. La similitudine con la psicoterapia analitica è davvero evidente e azzarderei l’ipotesi che la scrittura possa condurre in maniera privilegiata verso una cura. La peculiarità dello scrivere può anche consistere in una ‘ terapeuticità’ di tale strumento, di per sé, in maniera complementare rispetto alla psicoterapia vera e propria, che se scelta dalla persona per un disagio, rimane un trattamento specifico. Quali differenze allora? Perché la psicoterapia si diversifica dallo strumento dello scrivere, del quale abbiamo visto la grande utilità in tal senso? La psicoterapia si serve del ‘tecnico’, che nel rapporto con il paziente accoglie tutto ciò che proviene da quest’ultimo (sogni, ricordi, storia personale ed anche SCRITTURA), fornendo interpretazioni, confrontazioni, nuove similitudini con il passato.
Tutto ciò per dare senso a sofferenze e sintomi provenienti dall’inconscio, in vista di un rapporto con la coscienza più agile e facile.
Come professionista in psicoterapia mi avvalgo della scrittura con i pazienti: consiglio intanto di scrivere i sogni e di portarli in seduta : le immagini oniriche, riordinate, raccontate ci fanno entrare in un mondo bizzarro, con tempi e spazio non logici, in un racconto surreale, nel quale ritrovare lati sommersi, apparentemente dimenticati. Inoltre in momenti di particolare sofferenza e confusione suggerisco di scrivere tutto ciò che sembra indicibile, non riordinabile; in solitudine, con una atmosfera tranquilla le persone spesso ritrovano una confidenza con loro stessi e scrivono DI ed A loro stessi. Il fine è quello di portare in seduta i loro scritti ed entrare insieme nei meandri del proprio labirinto interno. Quando le emozioni sono troppo intense, viene coinvolto il corpo nelle sue funzioni, allora è consigliabile dare voce a ciò che non si dice, creando un personaggio, una vicenda, una serie di situazioni e scriverci ‘intorno’.
La carta (e ora il PC) offrono ascolto discreto, silenzioso, a ciò che non si direbbe in quel momento ad un’altra persona. Nel momento in cui si trova la parola, il nome di ciò che proviamo, si avvia un cambiamento.
Il potere negativo di un ‘segreto’ può pesare per lunghi anni; come ci ricorda Pennebaker nel suo libro ‘Il potere della scrittura’, ansia e stress possono alleviarsi quando confessiamo un segreto, ma ancora di più quando lo scriviamo. Possiamo affermare che l’arte della scrittura si configura come una vera e propria pratica di supporto, in relazione alle diverse cure mediche e psicologiche.
Citando Duccio Demetrio ‘Non possiamo dimenticare che ogni persona, in fondo, assomiglia metaforicamente ad un libro. Ai generi di cui la letteratura ci parla: d’avventura, narrativa, filosofia,.. Siamo poi fatti di numeri, pagine, memorabili o da dimenticare, di capitoli, indice, prefazioni titolo. Siamo protagonisti o soltanto personaggi, abitati da oscurità e da trasparenze, dubbi certezze desideri e tristezze.’
Andiamo scrivendo un libro, vivendo. Metterci mano per scriverlo realmente è un atto prezioso e può riconciliarci con noi stessi e la nostra vita.
Grazie Lorena per questo prezioso mosaico che hai costruito parlando di ciò che hai ricevuto da Stanislao Nievo; lo rendi patrimonio comune con grazia e passione.

Leonella Magagnini

 

Il libro è disponibile al seguente link:

http://www.edizioniterradulivi.it/il-pensiero-di-stanislao-nievo/308