Il corpo parla come una parabola di  Gianni Mazzei

Il corpo parla come una parabola

di  Gianni Mazzei

Pubblicato su menaboonline

 

IL PENSIERO DI STANISLAO NIEVO SULLA SCRITTURA di Lorena Fiorini

Siamo grati alla scrittrice Lorena Fiorini di aver riportato le diverse lezioni datele dallo scrittore Stanislao Nievo, in diverse sedute, in una sintesi efficace, chiara, utile, facendo risultare questo prezioso libretto un trattato di estetica in pillole.

Nel presente, contemporaneo a Nievo, ci sono esempi di scrittori che danno indicazioni di come si struttura un romanzo. L’esempio più illustre è Italo Calvino in “Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio”, un ciclo di conferenze che avrebbe tenuto (se non fosse morto) nell’anno accademico 1985/86, alla Università di Harvard, Cambridge, nel Massachusetts.

Già dal titolo delle conferenze “sul cominciare e sul finire dei romanzi” (di cui si hanno solo appunti) e poi di seguito gli altri 5 “leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità” si intuiscono i vari aspetti e accorgimenti da tenere in considerazione nello scrivere un romanzo.

Naturalmente, sono suggerimenti rivolti ad un pubblico esteso, e ogni punto è motivato da esempi tratti dalla letteratura, filosofia ecc., sia occidentale che orientale.

Ancora: sorgono in Italia, negli anni delle lezioni di Nievo alla Fiorini, scuole di scrittura creativa, la più famosa quella fondata e diretta da Baricco “Scuola Holden”, rivolte a chi vuole avvicinarsi alla scrittura sia come possibilità di chiarimento interiore (mi riferisco per esempio ai corsi ad Anghiari) sia per chi vuole affinare tecniche e modalità, per poter dare un prodotto artistico decente.

L’esperienza di Stanislao Nievo, messa in atto con l’allieva Lorena Fiorini, in parte ricalca quanto detto, ma, in altra gran parte, se ne diversifica.

Nievo è un raffinato scrittore, a cominciare da un dna che ha nel suo animo, da parte paterna e da parte materna: Nievo e de Maistre, che ha sperimentato, con brillantezza di scrittura e esiti eccellenti, nei suoi lavori (che vincono premi quali Campiello e Strega) e nei suoi diversi ambiti scritturali e artistici: giornalismo, cinema ecc.

Lo scrittore è come un grande calciatore / allenatore che ritrae regole, strategie vincenti, tattiche adeguate dall’esperienza diretta e da riflessione nel suo insorgere e concretizzarsi della parola, da letture assidue e in sintonia con la sua sensibilità, senza subire smacchi, come avviene sul campo di pallone, se non hai giocatori in funzione dei tuoi schemi, o se si infortunano o se, ancora, la squadra avversaria è più forte e agguerrita. Basta dire che non teme nemmeno la pagina bianca o l’impasse se in grado di suggerire come con una frase si possa innescare la capacità di muovere la parola e le situazioni.

Ciò che avviene con l’allieva Lorena Fiorini non è generico e senza intimità mentale, né, pur essendo egli il maestro, ha aria di superiorità verso l’interlocutrice: è un atteggiamento socratico, anche perché l’allieva sa muoversi con umiltà (quindi non si avranno gravidanze isteriche per quando concerne la scrittura come ricerca di verità), ma sostenendo anche le proprie tesi, in un percorso in fieri su un suo romanzo in formazione “Smarrimento d’amore”.

A mio modesto parere, visto il talento di entrambi, anche se diverso ed espresso in ambiti diversi, è lo stesso percorso di formazione che avvenne, fino a diventare un sodalizio anche nella vita, tra lo scrittore americano Browning e la poetessa Barneth.

Con grande originalità e vastità di orizzonte culturale (questo emerge dal libro, ma anche da altre considerazioni di Stanislao Nievo, sulla scrittura, prese dalla sua pagina in rete, sicuramente presenti anche nelle lezioni con la Fiorini e non riportate nel libro, circa il racconto e altri aspetti della scrittura) lo scrittore Nievo raccoglie in queste lezioni aspetti teorici, frutto di conoscenza filosofica, con influenze delle sue sterminate letture e, infine, meditando sulla propria scrittura nel momento in cui  nasce, ne trae suggerimenti da dare concretamente alla propria allieva.

La strutturazione filosofica più evidente, a mio parere, è “La poetica” di Aristotele, quando il filosofo parla della tragedia che è, per come dice George Steiner, parlando di Dostoevskij, confrontato con Shakespeare, la modalità espressiva del romanzo, molto vicina alle sequenze filmiche (di cui Nievo è esperto).

Basta vedere ciò che è presente nel libro di cui stiamo parlando: in che modo bisogna animare il racconto, come sorprendere (agnizione, tradimento, amore) lo scioglimento degli intrighi, il concetto del viaggio, il ritmo e la musicalità della parola e del periodare, la verosimiglianza, la funzione catartica della scrittura ecc. per capire che Nievo è sulla stessa lunghezza d’onda dello Stagirita.

Naturalmente, poi, ci sono suggestioni personali per altre sue letture: per esempio il fischio del treno che deve creare una sensazione ed atmosfera magica o di inquietante sospensione ci porta ad una novella di Pirandello o il viaggio in treno con tutto il suo aspetto simbolico alla poetica di Caproni “Il franco cacciatore”.

Poi, estrapolando dalle sue opere, Nievo dà suggerimenti utili e pratici per rendere la scrittura godibile: sull’uso degli aggettivi, avverbi, il prosciugamento della parola, la sua chiarezza, il periodare semplice, scattante, non ridondante, il sapere creare suspense, o saper dosare quotidianità, mistero e rivelazione, nonché ad una funzione psicanalitica circa i nodi e gli intrighi della nostra psiche. Sono aspetti che l’allieva Lorena Fiorini interiorizza talmente da diventare, inseguito, lei stessa docente di scrittura creativa e che mette sapientemente in pratica in quell’arioso romanzo “Inventarsi nuovi” in cui la frase ha la freschezza, morbidezza, leggerezza e brevità, quasi un’esperienza espressiva giornalistica, e il viaggio assume, una connotazione emblematica di vita, e c’è una rispondenza tra scena iniziale e finale che, nel cambiare di qualche significativo dettaglio, indica il compimento, placato e perfetto, della parola e di una vicenda interiore che nella sofferenza trova se stessa. È un chiasmo compositivo di grande bellezza, la vetrata in questo bel romanzo della Fiorini.

Ciò che Stanislano Nievo dice, in modo efficace, sobrio e concreto, della modalità e funzione della parola, noi lo possiamo riscontrare sia nei grandi che nei grandissimi scrittori.

Tranne forse due: Joyce perché già nell’Ulisse sgretola la logicità conseguenziale del vivere (e con essa scrittura, punteggiatura e sintassi), nel flusso della coscienza; in Dostoevskij che ne “I demoni”, in modo particolare, i personaggi non hanno già a priori la consapevolezza del proprio agire e quindi non si possono fare ipotesi sulla linearità delle loro azioni (evitando così, come dice Nievo nei suoi suggerimenti, l’assurdità di un comportamento): sono espressioni di male e bene, non astratti ma radicati nel corpo, per cui basta un nonnulla a spingerli verso uno stato invece di un altro. C’è in essi però alta quella sospensione e la febbrile attesa degli eventi su cui insiste Nievo.

Inolte, Nievo dà anche indicazioni per avere un prodotto finito, anche a livello editoriale: parla di quante pagine può essere il romanzo (circa 120), del rapporto con l’editore, come correggere il proprio scritto in itinere, leggendolo ad alta voce, (per sentirne cadenza, musicalità e pertinenza della parola e dei personaggi), farlo leggere a più persone prima di pubblicarlo ecc.

Infine, l’espressione che ho utilizzato come titolo di questa nota critica è illuminante, fondamentale, innovativa, per una visione estetica moderna e adeguata alla sensibilità dei nostri tempi, mai emersa prima, almeno a livello teoretico:

“il corpo  parla come metafora”.

È il corpo del singolo scrittore, inserito nel proprio contesto sociale, storico, familiare, anche nella diversità sessuale: maschio/ femmina.

Quando Nievo dice a Lorena di creare anche scene scabrose, quando chiede se ama il proprio corpo, non è certo un voler sapere inopportuno e maschilista: il corpo diventa sangue della parola, è sofferenza, ma è anche anelito di libertà e di voler essere altro.

Il corpo è quello del santo, dell’asceta come quello del delinquente e della prostituta.

In questo, lo scrittore e l’artista in genere riesce a capire che egli ha una sola vita concreta, ma nella scrittura ne vive mille: con la parola crea situazioni, personaggi che sono il prolungamento del suo corpo, della sua effettualità, superando tabù e dando respiro vita a aspirazioni, a utopie, al senso dell’altrove.

Lo scrittore deve saper gestire personaggi e situazioni, deve rispettare la loro vero somiglianza, senza scadere nel gratuito e nell’assurdo e poi avere la capacità di lasciarli vivere in modo indipendente, senza opprimerli con le sue fisime reali o come se fossero burattini nelle sue mani.

Lo scrittore così vive mille vite, vampirizza più vite, anche osservando e sentendo casualmente ciò che dicono gli altri (nel libro si suggerisce di ascoltare ciò che dicono persone sedute ad un tavolo nel ristorante per trarne materia di racconto ecc.): così egli dà respiro universale a ciò che è semplice vicenda individuale o semplice dato di cronaca.

Il corpo parla come metafora: esso va oltre il contingente, la singolarità per assurgere a paradigma dell’universalità, oltre il limite del tempo e dello spazio; esso con il gesto, il sangue, le ossa, la pelle, il desiderio, la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento parla e la parola che è il suo rispecchiamento, a sua volta deve farsi corpo, idea, spirito, musica, deve vivere di modo che Flaubert muoia, ma Madame Bovary resti oltre il tempo.

È una grande intuizione teorica di Nievo espressa con garbo, equilibrio, ma anche con grande forza e aderenza alla “terrestrità” della parola: più l’albero ha profonde radici, tanto più rigoglioso e alto si slancia nel cielo, come sostiene Nietzsche.

Sembra un libro facile questo della Fiorini, come certi laghi che ingannano con la loro trasparenza, nascondendo profondità e vertigini: così se non si ha la perizia del tuffatore di Delfi, come dice Socrate, si rischia di annegare e non capire i vari strati di questo bel lavoro.

 

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