La bellezza del carciofo

Qual è la storia del carciofo? Da dove proviene? 

 

Questo si chiedeva nonna Assunta, mentre riprendeva la strada di casa con il grembiule colmo di carciofi, pronti per essere trasformati nel condimento della pasta del giorno, le fettuccine fatte in casa.

Sono stati gli etruschi a portarlo in Italia, proveniente dall’Egitto, dove lo troviamo raffigurato in capitelli e bassorilievi. Intorno all’anno mille furono gli arabi a scoprirlo in Sicilia e fu Filippo Strozzi a portare il carciofo da Napoli a Firenze e grazie a Caterina de’ Medici il carciofo proseguì il suo viaggio per la Francia quando andò in sposa con Enrico II.

La biblioteca di casa non era certo fornita, ma non mancavano un Artusi, per le ricette, un Manuale dell’agronomo, per la semina, i lavori dell’orto e del frutteto. Un lontano parente era solito portare al podere una copia del calendario di Frate Indovino, una lettura che sembrava fatta apposta per i contadini, con consigli pratici per gli agricoltori e le massaie, le fasi lunari, le previsioni meteorologiche, curiosità.

Il carciofo è il protagonista in cucina da Pasqua a primavera inoltrata. Introdotto in cucina da secoli, decantato da Teofrasto e Plinio, è annoverato tra i prodotti più apprezzati dai cuochi fin dell’antichità.

In cucina Nonna Assunta aveva imparato a prepararlo ripieno, bollito, fritto, al forno, crudo, in umido, saltato in padella e qualche volta anche cotto sotto la cenere. Aveva raccolto ricette da amiche e conoscenti, ma aveva anche sperimentato, messo in moto la fantasia per proporre un piatto appetitoso e sempre diverso.

Nanna Assunta aveva ricevuto dalla cognata Elvira, che viveva a Firenze, e che si era specializzata in fitoterapia, una ricetta destinata a un uso cosmetico, nientepocodimenoche una maschera di bellezza. Bella donna zia Elvira. La parte interna e più tenera del carciofo veniva utilizzata allo scopo privando la pianta delle parti esterne più dure, lo tritava con la mezzaluna aggiungendo gocce di succo limone, fino a ottenere una crema morbida da applicare sul viso per circa 20 minuti.

Il risultato: una pelle tonica ed elastica. Nonna Assunta riservava l’operazione alle prime ore del giorno, la domenica mattina, quando ancora la casa era immersa nel silenzio. Cercava di muoversi in tranquillità e di non svegliare gli altri, anche per non farsi trovare con la faccia impiastrata, quasi se ne vergognava. Non erano i tempi in cui le donne dedicavano al proprio corpo attenzioni particolari, ma questo vezzo, nonna Assunta non lo ha mai abbandonato.

Nonno Carlo si occupava della carciofaia posizionata nell’orto per le sue infiorescenze. Ne era orgoglioso, soprattutto quando qualcuno raccontò che il carciofo era un ortaggio tipicamente mediterraneo e che l’Italia ne era il maggior produttore. Per lui divenne un vanto poter accompagnare i vicini ad ammirare e, quindi, poter decantare il valore dei suoi carciofi. Carciofi che prendevano anche la via verso la cucina dei vicini. Ma non fa nulla. Si trattava di scambi che finivano per rallegrare la dura vita dei campi.

A modo suo aveva studiato la pianta, aveva raccolto notizie chissà dove, e amava ricordare le proprietà delle foglie, quelle esterne, che venivano raccolte da aprile a maggio, prima della fioritura e messe ad essiccare all’ombra. Venivano conservate in buste di carta o tela.  Utili per curare i calcoli biliari o contro l’anemia, stimolare la diuresi, disintossicare il fegato, abbassare il colesterolo. Così raccontava.

Il rizoma, con le relative radici carnose, è raccolto in piena estate, a luglio-agosto e lasciato essiccare al sole. Si conserva nel vetro.

Nonna Assunta aveva letto dalla parrucchiera, un lusso per quei tempi, che Marilyn Monroe, giovane e sconosciuta, fu eletta regina di bellezza in California durante il festival del Carciofo. E lo raccontava alle amiche, come una nozione da non dimenticare.

Le mani di Nonna Assunta diventavano inguardabili dopo aver pulito i carciofi, nere. Il rimedio naturale efficace era il limone, potente antimacchia e capace di eliminare anche gli odori. Strofinava con forza sulle mani il limone e, se non era soddisfatta e le mani risultavano non ben pulite, provava con la farina di granturco bagnata oppure con bicarbonato e acqua.

Gli scarti finivano in pentola per regalare un brodo prezioso da utilizzare come base per un risotto o una zuppa. Altrimenti finivano nella stalla dei maiali. In realtà, per le scrofe in lattazione, i carciofi  favoriscono il latte. Non si buttava proprio nulla. Anche allora si combatteva lo spreco alimentare.

Si mangia con le mani e con lentezza: c’è un che di rituale nel denudare il carciofo privandolo delle foglie a una a una per intingerle in una salsa di olio, limone, sale e pepe, e condividerle poi con l’amante.
(Isabel Allende)

 

La ricetta delle fettuccine con carciofi

Ingredienti per quattro persone:

500 g di fettuccine all’uovo

4 carciofi

250 g di piselli

100 g di pancetta affumicata

½ cipolla

1 spicchio d’aglio

1 pugno di prezzemolo

50 g di parmigiano grattugiato

1 limone

olio extra vergine d’oliva

sale e pepe

Fate rosolare, in una capiente padella, nell’olio caldo, la cipolla e l’aglio tagliati finemente. Unite i carciofi tagliati a fettine, dopo averli mondati e aver eliminato le foglie più dure e la peluria di setole bianche e averli immersi in acqua e limone. Unite la pancetta tagliata a fettine e lasciata rosolare in una padella.

Aggiungete i piselli sgusciati, sale, pepe. Lasciate cuocere a fuoco moderato mescolando di tanto in tanto e versando acqua calda all’occorrenza. In ultimo aggiungete il prezzemolo tagliato finemente.

Mettete a cuocere, in abbondante acqua salata, le fettuccine, scolarle, condite con il composto, spolverizzate di parmigiano e servite.